In “Dal Cosmo alla Cosmesi”, Luisella Veroli ripercorre la storia antica della bellezza con una speciale lente rosa. Nelle sue pagine emerge con vigore la faemina ludens, antagonista dell’homo erectus e millenaria protagonista della seduzione.
Archeologa di professione sì, ma anche per passione. Luisella Veroli è più di una studiosa storica: una “archeologa dell’immaginario“, la definisce Silvia Vegetti Finzi. Alda Merini, invece, sosteneva che fosse un’ebrea rinchiusa nel ghetto di Vèroli e, per questo, Luisella cambiò l’accento del proprio cognome. La loro amicizia durò abbondanti vent’anni, fino alla morte della poetessa e, fino a quel momento, Luisella fu “adottata” come biografa ufficiale della “Sirena dei Navigli”.
L’attività della Veroli non si limita alla ricerca antropologica e nel 1987 fonda Melusine, associazione culturale che abbraccia il femminismo inteso come “dar voce alla parte non addomesticata di ogni donna” . Il nome dell’associazione è un omaggio a Melusa, la fata celtica dalla coda di serpente che rappresenta la figura mitologica della donna nella sua complessità. L’associazione, che ha sede a Milano, è composta da psicologhe, scrittrici ed insegnanti che promuovono progetti di scrittura tutti incentrati sulla figura femminile, fotografata da diverse angolazioni.
Luisella Veroli, archeologa dell’immaginario, dedica quindi la sua attività di ricerca allo studio dell’archetipo femminile, derivato dalla psicoanalisi junghiana. Inizia questa avventura con “Prima di Eva – sui sentieri dei luoghi di culto della Grande Dea”, pubblicato nel 2000 e prosegue con “Il Cosmo e la Cosmesi”, 16 anni dopo.
dal cosmo alla cosmesi
Sempre secondo Silvia Vegetti Finzi, curatrice della prefazione del libro, Dal Cosmo alla Cosmesi è “un invito alle donne a sottrarsi al dominio del pensiero maschile, alle censure dell’autoritarismo patriarcale, alla banalità dei pregiudizi“.
Per iniziare questo percorso sulla bellezza femminile di ieri e oggi, Luisella Veroli inizia a riscrivere in un certo qual modo la storia e lo fa introducendo un degno contraltare dell’homo sapiens: la faemina ridens, colei che per prima cammina in posizione eretta e, levando le mani al cielo, inizia il sottile gioco della seduzione.
Attraverso la sua lunga attività di esploratrice negli scavi archeologici di tutto il mondo, la Veroli ci offre una rilettura non solo dei canoni di bellezza femminile, ma anche della ritualità nascosta nei gesti quotidiani. Esplora il potere del seno attraverso la storia delle Sante, stoiche creature che preferirono subire il taglio dei seni piuttosto che accondiscendere alla mercificazione del proprio corpo oppure a matrimoni imposti. Ci porta nei templi antichi di Afrodite e di Shesat in cui le donne si adornavano come dee, ci spiega il significato dell’arte del trucco attraverso l’uso del kajal e dei tatuaggi all’henné.
Perché non è un caso se cosmo e cosmesi hanno la stessa radice: non può esistere bellezza se non attraverso l’ordine cosmico.
Il rito del trucco è l’arte magica di consacrare il corpo per portare la mente lontano dalle preoccupazioni del quotidiano verso un mondo di bellezza divina, di autenticità, di pace interiore, di creatività.
L. Veroli